
I media digitali supportati dall’Intelligenza Artificiale sono in grado da soli di creare una strategia di marketing vincente per la tua impresa?
Esistono numerosi studi sull’argomento e dati che evidenziano come l’IA, pur essendo uno strumento potente per l’automazione e l’ottimizzazione delle attività di marketing, non sia ancora in grado di sviluppare e gestire autonomamente una strategia di marketing completa senza l’intervento umano, ma il dibattito è più che mai aperto.
Secondo il 2025 AI Marketing Benchmark Report, il 32,7% dei marketer ritiene che le decisioni strategiche di alto livello rimarranno una competenza umana, poiché l’IA manca di intuizione, empatia e capacità di innovazione. Un articolo di Advertising Week sottolinea che l’IA, sebbene efficace nell’automatizzare campagne pubblicitarie, presenta limiti significativi in termini di creatività, comprensione del contesto e adattabilità ai cambiamenti del comportamento dei consumatori.
Un’analisi su Medium evidenzia infine che l’IA non è in grado di comprendere le emozioni umane e il contesto culturale; aspetti fondamentali per creare messaggi di marketing che risuonino autentici per il pubblico.
Ora torniamo alla domanda posta all’inizio di questo articolo. Bene, sembrerebbe proprio di no, o quantomeno non a costi coerenti con i risultati attesi: stiamo parlando di mezzi al servizio di un obiettivo la cui efficacia è sempre legata a una serie di dettagli che, anche se solo in parte trascurati, rendono l’attività pressoché inutile, se non dannosa: possiamo affermare che, ad oggi, gli investimenti non giustificano i risultati.
E’ vero che a Woven City le auto di Akio Toyoda, condotte dall’Intelligenza Artificiale sono in grado di guidare come un impiegato quarantenne italiano, ma con un investimento di non meno di 1,5 mld di dollari! Dunque per far muovere un’auto in città senza grossi rischi per i pedoni credo che, per ora, l’impiegato quarantenne costi molto meno.
Se parliamo di media digitali, invece, sappiamo che sono un grande e potente strumento nelle mani dell’intelligenza umana e del suo naturale prolungamento, quella artificiale; ma dobbiamo imparare a guidare quel mezzo, farlo muovere nella direzione che desideriamo, secondo gli obiettivi, le strategie e le attività di marketing che abbiamo predisposto per la nostra impresa. Ma come sfruttarli nel modo migliore affiancandoli a quelli tradizionali?
Avendo cominciato dalla fine, ora dobbiamo fare un passo indietro e chiederci quali sono i meccanismi che l’essere umano utilizza nel prendere le decisioni di acquisto e da cosa è influenzata la sua capacità di collocare una marca, o un prodotto, attribuendogli un significato simbolico che va oltre la semplice finalità dell’utilizzo pratico.
E’ questo il punto di partenza per far si che il marketing digitale sia un mezzo, tra i più potenti, in una strategia di comunicazione, ma non il fine; questo errore potrebbe, come è già accaduto troppe volte, costare tempo e risorse economiche. Vale la pena di ricordare come sia sotto gli occhi di tutti la prima onda di ritorno provocata dalla delusione delle aspettative sorte dietro alle promesse o alle speranze, rispetto ai risultati effettivi attesi, di campagne digitali fatte in serie e riproposte a più utenti con il solo scopo di riprodurre un modello a basso costo che tiene solo in parte in considerazione le molteplici peculiarità di ogni singola azienda, della sua gamma di prodotti e della sua clientela.
Purtroppo il digitale si presta proprio a questa modalità di produzione di contenuti pubblicitari, appiattiti dal modello matematico e prodotti in serie, per almeno due ragioni. La prima è la mancanza di basi relative alla comunicazione in rapporto con l’individuo consumatore; è incredibile quanto spesso il suo “essere umano” venga trascurato, a favore di un “essere consumatore” che non esiste nella realtà.
La seconda è puramente economica, poiché riproporre un modello ripetitivo costa infinitamente meno e può essere venduto “low cost”… ma quanto vale?
Paolo Mander – Owner Atlantide