
Scommetto che è la prima cosa che vi passa per la testa se avete aperto questa newsletter.
È giusto, il tempo è una risorsa a disponibilità limitata che controlliamo con sempre maggiore difficoltà quando ci dedichiamo alle nostre attività professionali quotidiane, bersagliati come siamo da messaggi di ogni genere, fatalmente finalizzati a “venderci” qualcosa. Ma quanto vale il nostro tempo e come possiamo ottimizzarlo senza perdere per strada importanti opportunità?
Lungi dai propostiti di chi scrive fornirvi ricette precotte per risolvere il problema della gestione delle comunicazioni in entrata in rapporto al tempo, preferisco condividere con voi le mie riflessioni, che applico innanzitutto a me stesso, sulla base di 45 anni ininterrotti di attività nel mondo della comunicazione pubblicitaria.
La prima cosa che faccio quando sono oggetto di una comunicazione della quale sono quindi “soggetto passivo” è capire rapidamente se il tipo di contenuto potrebbe essermi di qualche utilità o che almeno il tema sia di mio interesse; diversamente abbandono subito.
Successivamente valuto chi è l’emittente del messaggio, se è autorevole o almeno qualificato per affrontare l’argomento; mi serve il parere di un informatico sulla coltivazione delle banane? No.
La terza è se il contenuto è credibile, supportato da fondamenti scientifici, da testimonianze valide o da esperienze verificabili, o puramente finalizzato a un obiettivo di marketing all’interno del quale sono oggetto di un processo di tipo “funnel”: cioè l’emittente cerca di condurmi passo passo a prendere una decisione estranea ai miei interessi sulla base dei suoi, sovente utilizzando “leve” psicologiche discutibili.
Se il messaggio supera i primi tre step analizzo il contenuto per capire se e come potrebbe costituire la soluzione, anche solo parziale, di un problema contingente, o latente, che mi riguarda oppure, siamo tutti esseri umani, semplicemente mi interessa o mi appassiona.
In caso positivo valuto il modo più efficiente per approfondire il tema, o la proposta se si tratta di questo, ed analizzarla per sommi capi sulla base di un modello tipo SWOT, punti di forza e debolezza, opportunità e minacce. Successivamente mi chiedo se, e come, potrebbe essere finalizzata a rispondere alle esigenze mie o della mia attività e se potrei applicarla anche in termini pratici.
Forse potrà sembrare una procedura banale, ma pensate a quante volte ci lasciamo trasportare in luoghi verbali e virtuali senza sapere esattamente perché, cullati dalla dialettica dell’autore o spinti da una semplice curiosità umana. Volete provare a farlo anche voi? Mandatemi i vostri commenti, oppure le vostre critiche, all’indirizzo mail: paolo@atlantide.biz.
Paolo Mander – Owner Atlantide